вторник, мая 30, 2006

Vedo non vedo.


La testa spelacchiata di Serjozha. Completamente nudo, finalmente a contatto con acqua e sapone.

Tra il dovere, il piacere.

Mi sembrano un po' pallidi sti makkaroni. Dei deficienti.
Delle deficienti. Vestite eleganti per andare a una specie di Gardaland. Uno squallore che non vi dico. Quella a destra e' la coordinatrice dei volontari al DD, quella in mezzo e' una polacca di nome Kama, indescrivibile in due righe. Quella a sinistra, si sta contenendo.
Senza titolo.Dopo due notti passate in bianco. Due, signore e signori. Freschi come cipolle. Alla mia sx Maksim dalla Bielorussia. Alla mia destra Ulrika da Hamburg. O forse il contrario. Al centro Mac... Ma quale Mac, da quanto tempo ormai nessuno piu' mi chiama Mac? I miei nuovi soprannomi, qui (anche qui ne ho parecchi, sono la calamita dei soprannomi, si vede), sono:
Francesco Donni (un tizio che produce scarpe qui in Russia, famosissimo).
Franja (che mi fa schifo, come cavolo faccio a girarmi quando mi chiamano Frrrranja?).
Davaj (e' un intercalare).

Paesaggi e poi ancora

Una finestra. Una.
La toilette di un locale trovato per caso.
Per strada migliardi di pentolini arruginiti, vasetti e bottiglie vecchie. Coltivazione di patate.

Paesaggi

Mi sono svegliata una mattina in una casetta di legno, le mie compagne di lavoro ancora avvolte nei sacchi a pelo russavano (piu' che ovvio), e sulle acque di un laghetto si specchiava un sole freddo. Ho pociato i piedi ed ero esaltata come una donnetta. Poi e' arrivata la quiete. Momenti stupendamente vuoti di pensieri.
Il mio quartiere e' poco fotogenico, l'ho fotografato in tutte le angolature possibili, ma non rende bene come in realta'. Gente, mi spiace, non ci capisco una mazza con sti computer, e la foto mi viene fuori storta. Comunque riconoscete i personaggi della foto? Che bei culetti!!!
E via che la foto viene storta. Ohi pasiensa. Questa strada polverosa mi sa un po' di Cuba, pensare che a Cuba non sanno neanche cosa significhi 3 gradi sopra lo zero in maggio. (stradina al confine con l'Estonia, dove non c'e' praticamente niente di niente se non sterpaglie bruciate).

Le cose meno belle

La giornata inizia col sorriso. Questa e' la passeggiata che mi faccio tutte le mattine fino al DD dove lavoro. La' in fondo c'e' il cancello del DD, il passaggio di volontari e sanitarki. Non so ancora se mi e' permesso pubblicare cosi' alla leggera le foto dei miei bimbi, quindi per ora mi limito a darvi un piedino (gentilmente concesso da Danka). Il problema che Danka ha alla pelle, cosi' come tutti i bambini del 38esimo korpus, si chiama chisotka. E qui chiudo.
La giornata finisce sempre col sorriso, quello stampato incollato in faccia, che mi devo ricordare di mettere ogni mattina prima di uscire di casa.

воскресенье, мая 14, 2006

Lo gnal

Dopo piu' di un mese dal mio arrivo, non sono ancora riuscita ad appoggiare per bene il mio sedere sulla Russia. Sai quando ti muovi sulla poltrona alla ricerca della posizione piu' comoda e poi la trovi, la posizione giusta e comoda; sai il primo giorno di scuola dell'ultimo anno, ti siedi e punti i gomiti sul banco, il tuo banco, quello col tuo nome intagliato e la cicche masticate dei tuoi ex appicciccate sotto ad arricchire la collezione; quando insomma trovi quello che in dialetto si chiama gnal (parola bellissima che mi ricorda le cellette delle api nell''alveare). Qua in Russia non ho ancora trovato il mio gnal, e anzi sono ancora in piedi, mi sento ancora un po' in prestito, tengo gli occhi aperti di dietro durante il giorno e uno solo aperto durante la notte, ogni giorno e' diverso dal precedente, rivesto ogni attimo che passa di fascino russo, tocco tutto, miro e rimiro, assaggio, tasto, sbuccio, bevo, prendo nota.
Vivo in una citta' onirica, strana, magica, ambigua, perturbante. E non lo dico cosi' per ripetere cio' che gia' Gogol' o Pushkin hanno scritto di SP, che in tal veste la descrissero, ma perche' e' indubbiamente cosi'. SP punta dritto all'inconscio e lo scuote come una lattina di Coca Cola (anzi di Pepsi dato che Pelevin chiama i giovani russi "generazione Pepsi"). Questa lattina di Pepsi poi scoppia ogni notte in una schiuma di immagini oniriche che si mescolano alle immagini delle mie giornate intense ed al fondo melmoso del mio Io, che basta smuovere un po' per rendere subito tutto completamente torbido.

'acca, mi son persa. Cosa stavo dicendo?

Ci sono delle immagini, che emergono dal torbido piu' di altre...

Il sole che tramonta alle 23, quella sera che sono salita sui tetti di SP come i gatti, come cancamini cancamini spazzacamin, come nei film, come la gente che all' improvviso si sente le piu' felice del mondo.

La mia nonna (babushka) che mi racconda la leggenda di quella fanciulla che era stata data in sposa ad un tataro mongolo e piangeva piangeva piangeva, poi salta di argomento in argomento e colgo solo che da piccola aveva 14 fratelli e tutti dormivano in una latschuga (tugurio) sul Mar Nero, poi le scende il sorriso e dal nulla comincia a insultarmi per non aver fatto qui e non aver fatto la' , cose assurde che si sogna di notte (e allora vuol dire che e' stanca e nervosa, le accendo la radio con le preghiere ortodosse e me ne vo').

La Ljena che afferra il vasino della Ljuba, ci guarda dentro con espressione curiosa, il volto le si illumina, e comincia a lanciare la cacca come fosse neve per tutta la camera. Talvolta le prendono di questi raptus alla Ljena, e allora un po' mi incazzo soprattutto se lo fa 5 minuti prima della mia pausa pranzo. Dopo una sera di lavoro al Panta uscivo con le tasche piene di soldi e di lecca lecca di Sergio, dopo una giornata lavorativa al DD nelle tasche trovo solo della m... kakaja raznitsa...

Pero' il giovedi' faccio il bagno alla Ksjusha, che e' cosi' piccola da starmi su un braccio (ha 10 anni, signore e signori), le spalmo l'olio su tutto il corpo, la massaggio e la avvolgo nel suo asciugamano tutto strappato e finalmente me la posso annusare e baciare con immenso piacere (non sempre i bambini profumano, il bagno non si fa nemmeno tutte le settimane).

Curiosita' da settimana enigmistica: i cimiteri russi sembrano parchi gioci per bambini, ovunque staccionate di legno colorato, fiori di plastica enormi, croci allegre in legno anch'esse, e all'interno di ogni piccolo recinto una panchina e un tavolino ai quali si siedono amici o parenti a ricordare il defunto con un tscut tschut di vodka e da un pezzo di pane nero per asciugare.

La campagna russa, perlopiu' deserta, non e' verde la campagna russa, e' nera, signore e signori, e' tutta sterpaglie che vengono di volta bruciate, e tutto e' cenere.

La datscha in cui ho trascorso il weekend del primo maggio, al confine con l'Estonia, insieme ad altre volontarie tedesche russe armene. Per me, il Paradiso: il nulla attorno a noi, campi campi campi, il laghetto a pochi metri, l'odore del legno, la stufa in cucina, la sera chiara, la notte stellata senza rumori, la capanna di legno staccata dal resto della casa dove siamo andate a lavarci e la stufa fa cosi' caldo che la capanna diventa una vera e propria sauna, e poi Olja che sembra una rusal'ka russa, se ne va nuda a passeggiare per i prati e rinfrescare il corpo, incurante delle stelle che la stavano a guardare, e i letti a castello, e la colazione col latte di capra e le uova sporche d'erba e ancora calde di utero di gallina, e noi donne che ci riuniamo a pranzo sporche di lavori di campagna e ruttiamo come uomini. (Eh, l'emancipazione femminile ha messo radici anche qui).

Il 9 maggio, giorno della vittoria, paratamilitare nelle vie del centro, spettacolo imponentemente ridicolo, stile russo. E 'sti veterani che non si reggono piu'in piedi dal peso delle medaglie che hanno appese alla giacca.

Il moloko, che mi fa venire la diarrea a solo guardarlo.

L'infermiera corpulenta con gli occhietti cattivi infossati nelle guance rovinate da 72 inverni russi e una strashnaja dentatura metallica.

La gente che incroci per strada, che si siede accanto a te in metro, la Gente. E' piu' banale del banale, chiusa, seria (non posso dire triste, e' semplicemente senza espressione), se chiedi loro informazioni per strada fanno finta di non averti sentito e tirano dritto. (Come e' umano lei...). Poi se pero' capita per caso di scambiare le prime due parole con una signora di mezza eta' per esempio, questa ti racconta tutta la loro vita, si interessa di te, mi chiede come si chiamano i mie genitori, racconta di se' con lo sguardo perso nel vuoto, e quando ascolta mi perfora con gli occhi. E poi alla fine mi lasciano tutti il loro numero di telefono, scritto con una calligrafia obliqua e riccioluta.

Poi ci sono anche le immagini che ho di voi.
La mia mamma che a scuola pensa a me, torna a casa e getta la pasta per edo e pensa a me, fa un sonnellino sul divano, russa e pensa alla Russia. Mio papa' che aspetta mie notizie e fa il Giampiero della situazione sul divano, col giornale, come tutti i papa' che si rispettino. I miei genitori in chiesa uno che pensa a chissa' le serviranno vestiti piu' leggeri adesso che fa caldo, l'altro che pensa perche meglio inviarle le coordinate bancarie via email che via posta dato che il sei percento e radice tangente del quadrato di infinito, tutto tra parentesi quadre firmato Pimespo. Mio fratello che marina, che c'ha lo scooter, e aspetta il sabato sera, come tutti i fratelli che si rispettino.
La Laura fresca di primavera che da un libro di Microbiologia tira fuori racconti fantasiosi di terre lontane in cui regolarmente la gente vive a testa all'ingiu', mangia pastasciutta ride ed estrae spaghetti dal naso come una prestigiatore, fa l'imitazione di Elizabetta-Bobo-Azeglio, si guarda sconsolata allo specchio di fronte all'enesima menifestazione allergica ed e' bella perche' ride.
La Vale che programma paragrafo per paragrafo, si fa le tabelle di studio, si sveglia al mattino bella come un'egizia col kimono e le collane cubane e invece di Buongiorno dice "sono indietro" e allora ha bisogno di essere abbracciata o di una pera di insulina. La Franci semplicemente perfetta, sempre, silenziosa e misteriosa con quel jeans tirato su e i piedi a papera, che apre le finestre di via Rialto per dar aria alle lentiggini.
La Agna, che trasmette alla radio di Bologna, legge legge legge, ride e fa ridere, porta le pizze ai tavoli con uno sculettio tutto speciale, che pensa alla tesi e a New York. La Cate che va e torna dalla Spagna in continuazione, gia' abbronzata come una mexicana, elegnate, vulcanica, che torna a lezione dopo tanto tempo e si sente come una scolaretta, che ha 100 uomini in ballo. Le Marsaline e le Rialtine insieme che che chiamano una pizza, che bevono il caffe' sul futon, che riescono a ripetere a voce anche ai giardini margherita, che ridono fino a star male, che parlano di sogni, che si abbracciano tutte insieme, che vanno avanti insieme tra lezioni, avventure, frasi celebri, nuove scoperte, entusiasmi, e nel weekend sgambettano per il Panta. E io qui, che faccio?
I colleghi del Panta, che farebbero meglio a non cambiare di una virgola. Non sapete come ho voglia di dire un po' di stupidate con voi. Ho voglia di vedere la Patty che insegue i gatti per la veranda, di vedere la Rachele con gli orecchini nuovi o con un nuovo colore di capelli, di servire i nonni coi loro quartini di rosso, ho voglia di Mirco semplicemente perche' mi ispira fiducia, di sapere della vita della Jele, di raccontare aneddoti stupidi attorno a un posacenere, ho voglia di sentir parlare Silvio, di sentirmi alta accanto a Christian, di fare gli scherzi per radio col Moro, ho voglia di sentirmi dire da Sergio una delle sue poesie d'amore in quel suo dialetto che parla di schiuma del sudore in mezzo alle chiappe del cavallo di Bellomonte sulla salita di Capodimonte. Ho volgia di Panta.
E poi ci sono i miei amici quelli che si torvano tutti a PizzaaltagliodaKetty, che vivono a Bologna Parma Modena la vita da studente, e chissa quante altre vite. Silviareca Gloria Ronny Durry Lollo Marco Ciube Ambra Bea etc. Vi dico solo che penso a come sarebbe bello se mi veniste a trovare, se potessi stare un po' con voi invece che trovarmi in cucina con quello stronzo di Sasha (Sasha e' il mio coinquilino, che ha una considerazione di me pari a quella che avrebbe per un'oca, perche' e' facile prendere in giro chi non sa parlare e balbetta alla ricerca della parola giusta, russo di un Alexander Sergjevic Ljunov detto Sasha, pfui!).

Va be'. Per il resto va tutto xorosho. Il lavoro mi piace, i bambini non sono cosi' brutti e puzzolenti e schifosi come mi erano sembrati il primo giorno. La citta' esteticamente e' il meglio che potessi immaginare, diciamo che esteticamente e' la mia citta' ideale, stilosa come nessun'altra. La gente ancora non ho imparato ad apprezzarla, a volte ha un atteggiamento che non capisco, ma perlomeno coi miei colleghi volontari mi trovo molto bene. Le foto arriveranno ariveranno. Non so, che dimentico? (ho fretta di lasciare il computer, tra un po' la metro chiude e allora so' fottuta). Dimentico di dire che il mio gnal in Italia gia' mi manca, e mi rasccomando non datelo a nessun altro quello gnal, perche' e' mio e solo mio e lo difendo coi denti e mi ci siedro' di nuovo. Tra meno di cinque mesi.